giovedì 28 agosto 2014

La FSSPX non si trova in una situazione di scisma "sacramentale" o "di fatto", come sostenuto di recente dal Card. Gerhardt Müller

Non sono mancati, anche di recente, nuovi colpi bassi alla Fraternità Sacerdotale di San Pio X. Questa  volta provenienti da parte dell'ala ribelle dei FI. Uno dei loro campioni ha partorito un documento pieno di inesattezze, nel fare l'excursus dei più recenti sviluppi della vicenda [qui]. Naturalmente c'è chi ne ha approfittato per dare la stura alla propria analoga viscerale avversione per la FSSPX e per la Tradizione e, ciò ch'è più grave, per rispolverare l'accusa di scisma e di "scomunica sacramentale", rifacendosi a recenti dichiarazioni del Prefetto della Congregazione della Fede il cardinale Gerhardt L. Müller [qui]. Da sottolineare peraltro che non si tratta di magistero, ma della solita intervista...
Per questo pubblico - per fare chiarezza su una dolorosa e non ben conosciuta vicenda ecclesiale - le pagine che seguono, tratte dal nuovo libro di Paolo Pasqualucci, La persecuzione dei "Lefebvriani", Edizioni Solfanelli, pag. 143 - 12,00 €.
Dopo la breve presentazione del contenuto del libro, riporto di seguito la Postilla che risponde al riproporsi di  notizie distorte.
Nel maggio del 1975 la Fraternità Sacerdotale S. Pio X — congregazione di vita in comune senza voti (pubblici) fondata cinque anni prima secondo tutti i crismi del diritto canonico da mons. Marcel Lefebvre ad Écône in Svizzera, nel Vallese — fu soppressa dall’Ordinario locale unitamente al Seminario che ne costituiva la sua stessa ragion d’essere.
Secondo il diritto, solo al Papa spettava il potere di dissolvere una congregazione regolarmente istituita, o al vescovo diocesano, ma solo come esecutore dichiarato e dimostrato della volontà del Papa di sopprimere l’ente. Tale volontà doveva risultare da una pontificia “approvazione in forma specifica” della procedura di soppressione. Ma la prova di tale indispensabile “approvazione” non è mai stata fornita.
Si è trattato di un caso da manuale di abuso di potere, abuso che il presente saggio espone in dettaglio in tre densi ma lineari capitoli, con un’accurata analisi della documentazione esistente, dalla quale risultano inequivocabilmente le numerose e gravi irregolarità che viziarono l’intera procedura.
Vittima di una palese ingiustizia, mons. Lefebvre si rifiutò di obbedire. Continuò nella sua opera, appellandosi allo stato di necessità.

http://chiesaepostconcilio.blogspot.it/2014/08/la-fsspx-non-si-trova-in-una-situazione.html

mercoledì 27 agosto 2014

Recensione: PER UNA CARTA DEL PARTITO CATTOLICO (di Piero Vassallo)

L’umiliante naufragio del centro-destra, accaduto al termine di una spericolata e innaturale navigazione sulle acque disgraziate e vorticose, nelle quali l’errore liberalista incontra la frottola esoterica, pone il problema di disegnare la figura di un partito politico all’altezza di quella tradizione cattolica che ha costituito il nobile fondamento della vita e della cultura italiana.
Per uscire dall’impotenza rovinosa, fatta cadere nella vita degli italiani da politicanti ora abbagliati/intossicati dalle illusioni intorno ai conciliabili errori dei moderni, ora storditi e depistati da tradizioni inquinate da fiabe bancarie e da oscene licenze, occorre pensare e progettare, con  impavido rigore intellettuale, un progetto politico non inquinato da suggestioni oniriche.
Il timore del “si dice“, la capitolazione alle cangianti sentenze del giornalismo in livrea, il rispetto dei pensieri squillanti nel bar, devono cedere il passo a un coraggio mai oscillante, sempre proporzionato alla gravità del pericolo incombente e refrattario alla frivolezza dei rimedi finora messi in atto dalla politica politicante.
La decadenza italiana, leggibile nel numero dei miscredenti e degli eretici inconsapevoli, nei dati sulla denatalità, nelle statistiche sugli esiti catastrofici dei matrimoni, sull’incremento delle tossicodipendenze e dei suicidi da fallimento, non tollera l’esercizio del pensiero dimezzato e smidollato dalla falsa e ingannevole moderazione, che è predicata dai pulpiti della teologia aggiornata da Eugenio Scalfari,  e dalle nicchie del liberal-conservatorismo di matrice viennese.
Ora l’intervento di Paolo Pasqualucci nella disputa intorno alle rovine seminate dalla destra inautentica e velleitaria, è proporzionato (fin dal titolo del saggio, edito in questi giorni da Marco Solfanelli: “Per una carta del partito cattolico”) alla serietà dei problemi, che hanno turbato i c. d. conservatori italiani, prima di spingerli nella fossa del liberalismo e del libertinismo conclamato.
Il più serio dei problemi emergenti dalle macerie a destra, d’altra parte, è costituito dall’illusione intorno alla radunata in un solo partito di ideologie e teologie fra loro incompatibili. Si tratta della chimera sincretista, che contempla la surreale immaginazione dell’unità di marciatori discordi, in cammino verso opposti e incompatibili traguardi, Sodoma e l’Eremo francescano della carceri.
Il rigore dottrinale di Pasqualucci può e deve essere condiviso da quanti capiscono infine che la via del pensiero intransigente è tanto aspra e difficile quanto priva di alternative non fallimentari e non ridicole.
Il problema del quale Pasqualucci propone la soluzione non è la ricostruzione della perdente destra laica, non la rielaborazione in modo nuovo del passato missino o di un centro destra dei cattolici moderati depurato delle sue tradizionali ambiguità, ma la fondazione di una destra cattolica, anzi cattolica e nazionale.
 Opportunamente Pasqualucci sottolinea che tale destra “si iscriverebbe solo parzialmente nella destra post-fascista, dato che nel Msi la componente strettamente cattolica costituiva solo una parte del movimento e nemmeno tanto ampia”.
Il partito, di cui Pasqualucci disegna un’essenziale e ideale figura, si dovrebbe rivolgere alla maggioranza degli italiani che “non sanno più per chi votare, non trovando nelle forze superstiti di centro-destra una difesa anche parziale di certi fondamentali valori cattolici, che anzi ora vengono da quelle forze ignobilmente traditi”.
L’intenzione di Pasqualucci – ovviamente – non è fondare e gestire dall’oggi al domani un partito politico, ma indicare con chiarezza i princìpi che devono guidare l’attività intesa alla formazione di una nuova classe politica capace di condurre un’azione seriamente intesa ad affrontare e risolvere gli angoscianti problemi generati dall’influsso (nella cultura democristiana e in quella delle destre) delle filosofie e delle mitologie anti-cristiane.
Pasqualucci, pur rammentando che i valori fondamentali del cattolicesimo non sono come tali né di destra né di sinistra, ammette che un partito cattolico può essere di destra: “Certamente se la famosa triade Dio, Patria e Famiglia, deve a ben vedere costituire la tavola dei valori fondamentali di un partito veramente cattolico. Si tratta di una triade che, nell’uso tradizionale, è sempre stata considerata di destra e mai di sinistra”.
A ragion veduta Pasqualucci afferma che il partito cattolico “sarà un partito legalitario, perché operante nell’ambito dell’ordinamento esistente, che tuttavia si propone di modificare e riformare in tutto ciò che non sia compatibile con il cattolicesimo e in tutto ciò che appaia superato e ingiusto, da un punto di vista politico, inteso in senso largo”.
La proposta di Pasqualucci disegna un movimento politico finalizzato all’attuazione di un programma arduo ma non irrealistico, ossia paragonabile a quello che il venerabile Pio XII aveva proposto alla refrattaria Dc, l’indocile partito fondato da Alcide De Gasperi nel solco equivoco tracciato dall’umanesimo integrale di Jacques Maritain .
Il saggio di Pasqualucci, in quanto disegna puntualmente la figura di una destra cattolica e nazionale, immune dalle suggestioni del liberalismo, è specialmente raccomandato quale precisa indicazione della via d’uscita dalle strettoie anacronistiche, in cui stazionano i teorici di una tradizione più antica e più vasta della tradizione biblica e gli astratti reazionari, catturati dai sognati/incapacitanti progetti di restaurazioni asburgiche e/o borboniche.

Piero Vassallo

http://www.riscossacristiana.it/per-una-carta-del-partito-cattolico-saggio-di-paolo-pasqualucci-di-piero-vassallo/


venerdì 15 agosto 2014

Ieri i Lefebvriani, oggi i Francescani dell’Immacolata! Cripto-lefebvrismo!

Ecco l’accusa che portò al commissariamento e alla normalizzazione dei FFI, cioè alla neutralizzazione, cioè alla distruzione di uno dei pochi ordini religiosi promettenti in Italia. - Lefebvrismo, dal nome del arcivescovo Mgr Lefebvre che rifiutò di fare l’update (aggiornamento) della sua dottrina cattolica per renderla accettabile allo spirito del mondo (Weltgeist).
Una riduzione al silenzio ovvero una persecuzione ufficiale e pianificata secondo criteri canonici ed ecclesiali contro tutti quelli che rifiutarono di adattarsi ai nuovi modi di vedere, pensare, pregare e celebrare. - Per meglio capire il modus procedendi usato per l’annientamento dell’ordine religioso dei Francescani dell’Immacolata mediante procedimenti canonici ufficiali, bisogna ritornare alla vicenda della soppressione della Fraternità Sacerdotale S. Pio X (Ecône - Svizzera) regolarmente istituita e in seguito soppressa in modo abusivo dall’autorità ecclesiale stessa.
E’ dell’iter di questo abuso di potere dell’autorità centrale della Chiesa cattolica che il Prof. Paolo Pasqualucci ci propone di scoprire nella suo ultimo libro (145 pagine): “La persecuzione dei Lefebvriani” ovvero l’illegale soppressione della Fraternità Sacerdotale San Pio X, Edizioni Solfanelli - 2014. (vedere qui)
Percorrendo le pagine di questo libro, si potrà capire meglio come, per via ufficiale ed a colpi di norme canoniche, un’istituzione come la Chiesa cattolica guidata allo “spirito del Concilio” si scatenò apertamente e meticolosamente contro tutti quelli che non si adeguarono a quello stesso “spirito”.
Tra le vittime di queste purghe interne, il nome più conosciuto è quello dell’Arcivescovo Mgr. Lefebvre. Oltre a questa figura episcopale ben nota, ci furono centinaia di sacerdoti comuni sottoposti a pressioni interne e forzati allora dal “necessario aggiornamento” deciso dal Concilio Vaticano II. Quelli che non si adeguarono furono privati dalle loro cariche pastorali, “promossi” per non dire deportati in zone remote delle loro diocesi.
Per non aggiornasi allo “spirito del Concilio”, cioè allo “spirito del mondo”, furono migliaia anche i sacerdoti, religiosi e religiose che abbandonarono ogni attività sacerdotale o religiosa. Non ci fu solo l’aggiornamento forzato di centinaia di vescovi, di migliaia di sacerdoti e religiosi, ma pure di milioni di fedeli legati ai loro canti e devozioni secolari.
Un aggiornamento, ed in particolare quello liturgico, che si fece in meno di 7 giorni, cioè da una domenica all’altra contro ogni equilibrio, buon senso pastorale e preparazione adeguata per la salvezza delle anime di tanti fedeli semplici. Questo cambiamento provocò un tale disorientamento, che milioni di fedeli cattolici persero la fede ed si allontanarono da ogni pratica religiosa.
Per un Concilio che si pretese come pastorale, si può dire oggi che è stato tutt’altro che pastorale nella sua applicazione. Tutto fu deciso da intellettuali cattolici imbevuti di belle idee teoriche e pseudo-teologiche, ma che che soffrivano soprattutto, intellettualmente e accademicamente, di un complesso d’inferiorità verso il mondo protestante.
A più di 50 anni dalla conclusione del Concilio Vaticano II si può constatare che si è avuto tutt’altro che un Concilio pastorale, perché esso portò al disorientamento di milioni di fedeli cattolici e dunque al loro allontanamento di Dio, cioè alla probabile dannazione delle loro anime.
Chi porterà davanti a Dio questa terribile responsabilità di aver allontanato tante anime dal suo Salvatore ?
Nel processo di riabilitazione della Messa di rito tridentino, mediante un Motu Proprio, Papa Benedetto XVI ricordò che la Messa tridentina non fu mai vietata dalla Chiesa. Per quasi 50 anni però ogni ambiente ecclesiale ed autorità episcopale si comportò verso di essa e verso quei fedeli che le erano legati come se questi ultimi fossero fuori della comunione della Chiesa cattolica, causando una vera e propria ghettizzazione ed evocando per essi addirittura la scomunica.
Cosa folle ed ingiusta si può dire oggi ripensandoci.
Allorché i successivi pontefici del dopo Concilio Vaticano II hanno ripetutamente chiesto perdono a nome della Chiesa cattolica ai non-cattolici per presunte, ma non sempre dimostrate, sofferenze inflitte loro, si può sperare che un giorno il buon senso possa portare il Santo Padre a chiedere perdono ai propri fedeli cattolici per una tale flagrante mancanza di rispetto delle loro tradizioni religiose da parte degli intellettuali, teologi e vescovi cattolici benpensanti che disorientarono e portarono milioni di anime a dannarsi?
Noi crediamo di si! Un giorno il Buon Dio darà nuovamente alla sua Chiesa un Papa misericordioso, capace dunque di riconoscere l’ingiustizia inflitta a Mgr. Lefebvre, a centinaia di sacerdoti e a migliaia di fedeli cattolici.
Con l’annientamento della congregazione dei Frati Francescani dell’Immacolata sembra che il tempo di un Papa misericordioso e giusto non sia ancora stato concesso alla Chiesa. Ma nell’attesa di quel giorno, noi aspettiamo pregando.
Buona lettura a tutti.
A mani giunte ! Preghiamo l’Immacolata.
(((†))) Radio Vobiscum - [GERMANIA]
radiovobiscum(chiocciola)gmx.de
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venerdì 1 agosto 2014

Novità: PER UNA "CARTA" DEL PARTITO CATTOLICO di Paolo Pasqualucci (Edizioni Solfanelli)

La richiesta avanzata recentemente da più parti della fondazione di un partito cattolico nazionale, capace di raccogliere i voti dei numerosi cattolici stanchi oltre ogni dire dell’andazzo generale e traditi clamorosamente dall’attuale centro-destra berlusconiano e non, dovrebbe dar vita ad una discussione il più possibile aperta e globale ai fini dell’elaborazione di una “Carta dei princìpi” di un partito politico veramente cattolico.
Il presente saggio vuole solo approntare dei “materiali” utili all’auspicata discussione. L’argomento è diviso in quattro sezioni. La prima riguarda il concetto di partito politico e i caratteri esteriori del partito cattolico. La seconda i princìpi etici e religiosi inderogabili. La terza, i princìpi civili. La quarta i princìpi politici in senso stretto, concernenti la forma di governo o Stato, l’idea di patria e di nazione in relazione alle presenti esigenze storiche.



Paolo Pasqualucci, filosofo e saggista cattolico, ha pubblicato per le Edizioni Solfanelli: "Unam Sanctam. Studio sulle deviazioni dottrinali nella Chiesa Cattolica del XXI secolo" (2013) e "La persecuzione dei “lefebvriani” ovvero la soppressione illegale della Fraternità Sacerdotale S. Pio X" (2014). Nel presente saggio, che concerne la filosofia della politica nel senso più completo del termine, l’Autore si confronta con il problema posto dall’attualità più drammatica, che impone oggi di fondare un partito cattolico capace di rispondere non solo alla crisi della Destra ma anche e soprattutto a quella, ben più grave, del cattolicesimo e della nazione.


Paolo Pasqualucci
PER UNA "CARTA" DEL PARTITO CATTOLICO
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-883-0]
Pagg. 72 - Euro 8,00

http://www.edizionisolfanelli.it/cartapartitocattolico.htm

lunedì 28 luglio 2014

Novità: LA PERSECUZIONE DEI LEFEBVRIANI di Paolo Pasqualucci (Edizioni Solfanelli)

Nel maggio del 1975 la Fraternità Sacerdotale S. Pio X — congregazione di vita in comune senza voti (pubblici) fondata cinque anni prima secondo tutti i crismi del diritto canonico da mons. Marcel Lefebvre ad Écône in Svizzera, nel Vallese — fu soppressa dall’Ordinario locale unitamente al Seminario che ne costituiva la sua stessa ragion d’essere.
Secondo il diritto, solo al Papa spettava il potere di dissolvere una congregazione regolarmente istituita. O al vescovo diocesano, ma solo come esecutore dichiarato e dimostrato della volontà del Papa di sopprimere l’ente. Tale volontà doveva risultare da una pontificia “approvazione in forma specifica” della procedura di soppressione. Ma la prova di tale indispensabile “approvazione” non è mai stata fornita.
Si è trattato di un caso da manuale di abuso di potere, abuso che il presente saggio espone in dettaglio in tre densi ma lineari capitoli, con un’accurata analisi della documentazione esistente, dalla quale risultano inequivocabilmente le numerose e gravi irregolarità che viziarono l’intera procedura.
Vittima di una palese ingiustizia, mons. Lefebvre si rifiutò di obbedire. Continuò nella sua opera, appellandosi allo stato di necessità. La “Fraternità” è oggi ben viva e vegeta, fiorente di vocazioni. Con l’aiuto di Dio, essa continua la sua indispensabile missione in questi tempi di grave crisi della Chiesa: formare sacerdoti di vita santa e di sana dottrina, mantenere la celebrazione della S. Messa di rito romano antico, la Messa sicuramente cattolica.
Nella breve Appendice l’autore riporta l’opinione di autorevoli cardinali, secondo la quale la Fraternità non ha mai dato vita ad un effettivo scisma.


Paolo Pasqualucci
La persecuzione dei “Lefebvriani”
ovvero
l’illegale soppressione della Fraternità Sacerdotale san Pio X
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-870-0]
Pagg. 152 - Euro 12,00

http://www.edizionisolfanelli.it/lapersecuzionedeilefebvriani.htm

lunedì 23 giugno 2014

Libri. “Sull’inutilità della destra” di Luigi Iannone e il ventennio aennino sprecato

La destra italiana non sarà rappresentata durante questa legislatura del parlamento europeo. Qualcuno se ne accorgerà? È probabile di no: del resto, qualcuno si accorge dell’esistenza della destra nel parlamento italiano? Anche in questo caso si può affermare di no, a giudicare dall’appiattimento verso le tematiche di sinistra. «Grazie ad un’orda di parvenu catapultati in ruoli e responsabilità molto più grandi delle loro reali capacità culturali e politiche, – scrive Luigi Iannone in questo suo brillante scritto – [la destra] è stata in grado di bruciare in poche legislature entusiasmi e illusioni di varie generazioni di italiani».
Facciamo solo due esempi eclatanti: il voto favorevole alla legge che riduce i termini della separazione in vista del divorzio, di fatto non lasciando ai due coniugi un congruo tempo per riflettere, anche in presenza di figli e la presenza tra i primi firmatari della legge che inasprisce le pene per gli storici revisionisti di alcuni “storici” ex missini ed ex figure di spicco di Alleanza Nazionale (Gasparri e Viespoli). Quanta distanza dal tempo in cui la battaglia contro il divorzio o l’opposizione alla legge Mancino era un elemento imprescindibile della politica di destra!
Invece, ripercorrendo il ventennio appena trascorso, che si tratti di cultura o di morale, una vera voce di “destra” è del tutto assente nel panorama politico, ed il mondo “conservatore” si fa notare solo in alcune battaglie di facciata contro l’eccessiva tassazione (salvo poi lasciar passare le nuove gabelle per questioni di “unità nazionale”) o in battaglie di principio di cui non si sentirebbe la mancanza (come la difesa a spada tratta di parlamentari corrotti, anche della parte avversa, per dimostrare coerenza con la difesa dei propri parlamentari corrotti…).
Ma cosa è cambiato, nel campo della cultura e della morale, da quando Berlusconi vinse le elezioni, sventando (per poco) il pericolo di una vittoria degli ex comunisti e permettendo all’ex Msi, trasformatosi (o annacquatosi) in An, di entrare nelle stanze dei bottoni? I vari anni di governo, sia a livello nazionale che locale, hanno apportato un qualche cambiamento? Leggi liberticide o criminali (come la citata legge Mancino o la famigerata 194, che legalizza l’aborto) sono state mai messe in discussione da un Parlamento che avrebbe avuto la forza per abrogarle o modificarle radicalmente?
La sudditanza psicologica nei confronti della sinistra (spesso unita alla ignoranza crassa tout court) di onorevoli e senatori, di sindaci ed assessori, ha fatto sì che si facesse sempre il “gioco” dell’avversario.
Storia recente? Decisamente no, visto che la “destra” è sempre corsa dietro alle icone di varia natura della sinistra. Da Armando Plebe a Dacia Valent (l’europarlamentare di colore del Pci prima e di Rifondazione poi, che venne candidata da Fini – che bel colpo d’immagine! – e che naturalmente non fu eletta) qualsiasi personalità politica o del mondo della cultura proveniente da un’area di sinistra troverà sempre tutte le porte spalancate, perché non provoca alcun imbarazzo ad un sindaco o assessore alla cultura di un partito di destra, che si sentirà anzi esaltato dal ruolo di “operatore culturale super partes”. Viceversa, se allo stesso assessore si chiedesse di organizzare un convegno controcorrente nei confronti della rivoluzione francese o bolscevica, oppure sul ruolo dell’aristocrazia e della cavalleria dal medioevo ai nostri giorni, allora questi rischierebbe l’infarto o per lo meno pretenderebbe di lasciare ampio – e possibilmente maggiore – spazio ai rappresentanti del tanto rassicurante pensiero dominante.
Dovendo fare un resoconto del ventennio di governo e amministrazione della “destra” dopo il tramonto delle ideologie, Iannone non può che rilevare sconsolatamente che non si scorgono tracce tangibili, se non della decadenza (o, meglio) del marciume perfettamente rappresentati da un figuro come il cosiddetto “Batman” e dall’affaire Fini-Tulliani a Montecarlo. Non c’è alcuna speranza, dunque? Forse nei partiti no, ma per fortuna la politica si può fare anche al di fuori dei partiti, nelle associazioni culturali e sulle riviste, attraverso canali che la “destra” (al contrario della sinistra) non sa minimamente valorizzare. Perché la più grande differenza tra destra e sinistra èche alla prima è mancato un Antonio Gramsci: non un uomo di cultura (ce ne sono stati tanti), ma uno che facesse comprendere qual è il ruolo (ed il valore) della cultura nella battaglia politica.

Insomma, venti anni sprecati. E dire che in un ventennio, un’altra destra seppe cambiare completamente l’Italia…! Ma erano altri tempi e, soprattutto, altri uomini.

Gianandrea de Antonellis


http://www.barbadillo.it/25113-libri-sullinutilita-della-destra-di-luigi-iannone-e-il-ventennio-aennino-sprecato/


giovedì 1 maggio 2014

Novità: IMMAGINARIO DELLA COPPOLA STORTA di Filippo Di Forti

Filippo Di Forti
IMMAGINARIO DELLA COPPOLA STORTA
Approccio psicoanalitico alla mafia
Edizioni Solfanelli


La mafia è oscenità del potere, rifiuto del cambiamento e ha un viscerale rapporto con il territorio. Negazione del padre, sacralizzazione dell'immagine materna, mammasantissima, si struttura in una famiglia governata da un matriarcato perverso nella coesione tra fratelli per cui è nota anche come "fratellanza". Ribelle, conformista, fustigatore di costumi e, a un tempo, spacciatore di droga violento, feroce killer. Per il mafioso non ci sono spazi per i sentimenti, sostiene che per vivere ci vuole fegato. Le radici della mafia discoprono un immaginario della coppola storta, che rinasce sempre di nuovo da Maranzano a Matteo Messina Denaro.


Filippo Di Forti, psicoterapeuta a indirizzo psicoanalitico, consulente in sessuologia clinica, allievo di Cesare Musatti, Emilio Servadio, Enzo Paci, Franco Fornari, ha curato la formazione professionale a Palermo, Roma, Milano. Ha collaborato a varie riviste scientifiche, tra cui “Ulisse” ed “Hermes”. Umorismo, ironia, autoironia sono i fili conduttori dei suoi scritti.
Tra i vari libri: Quale psicoanalisi (Il Formichiere, Milano 1976); L’Analista deviante (Bertani, Verona 1978); Il labirinto dell’illusione (Bios, Cosenza 1986); A cominciare dall’amore di sé (Bios, Cosenza 1986); Lo stregone, la sfinge, l’analista (con prefazione di Emilio Servadio, Bios, Cosenza 1986); Il cammino psicoanalitico (Bios, Cosenza 1986);Itinerari del desiderio (Armando, Roma 2013) e Immaginario della coppola storta (Solfanelli, Chieti 2014).



Filippo Di Forti
IMMAGINARIO DELLA COPPOLA STORTA
Approccio psicoanalitico alla mafia 
Presentazione di Franco Ferrarotti
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-852-6]
Pagg. 176 - Euro 13,00

http://www.edizionisolfanelli.it/immaginariodellacoppola.htm

venerdì 18 aprile 2014

Novità editoriale: SULL'INUTILITÀ DELLA DESTRA di Luigi Iannone (Edizioni Solfanelli)

La crisi contemporanea se da una parte indica l’esito storico di un processo planetario, dall’altra ci rivela l’inettitudine e la mediocrità delle classi dirigenti di Destra e di Sinistra. Entrambe arrese al monoteismo del mercato, quindi fintamente dicotomiche e perciò categorie inservibili.
Ma se la Sinistra è totalmente ripiegata sulla difesa dei diritti civili, la Destra è riuscita a fare di peggio. Non solo ha messo definitivamente da parte l’idea che la competizione economica vada associata a forme istituzionalizzate di solidarietà (per esempio con l’economia sociale di mercato) e che la centralità della politica e la difesa della sovranità nazionale siano campi di azione irrinunciabili.
Ma grazie ad un’orda di parvenu catapultati in ruoli e responsabilità molto più grandi delle loro reali capacità culturali e politiche, è stata in grado di bruciare in poche legislature entusiasmi e illusioni di varie generazioni di italiani. Questo è quanto accaduto nel recente passato ma è anche l’orizzonte che si sta dischiudendo davanti a noi.



Luigi Iannone è nato a Caserta. Laureato in Scienze Politiche, è membro del Consiglio accademico dell’IASSP (Istituto di Alti Studi Strategici e Politici) di Milano.
Collabora con il quotidiano “Il Giornale”, la rivista di filosofia politica “Antares” e il trimestrale “Il Cerchio”. Ha scritto per le pagine culturali del “Secolo d’Italia”, “L’Indipendente” e “Il Roma”, per il settimanale “Panorama”, per il mensile “Il Borghese” e per la rivista “Percorsi”.
Ha pubblicato numerosi libri tra cui "Il profumo del nichilismo" (Edizioni Solfanelli).



Luigi Iannone
SULL'INUTILITÀ DELLA DESTRA
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-857-1]
Pagg. 104 - € 10,00

http://www.edizionisolfanelli.it/inutilitadelladestra.htm

giovedì 20 febbraio 2014

Novità editoriale: LA PAROLA E L'IMMAGINE di Franco Ferrarotti (Edizioni Solfanelli)

Franco Ferrarotti
LA PAROLA E L'IMMAGINE
Note sulla neo-idolatria del secolo XXI 
Edizioni Solfanelli



Questo libro si occupa della crisi della parola e del trionfo dell’immagine. La parola è essenziale per il discorso razionale, intersoggettivo, analitico. L’immagine è seducente, sintetica, a volte ipnotica. Esalta l’emotività. I mezzi di comunicazione elettronica odierni vivono di immagini, sono fondamentali per il predominio dell’audiovisivo e per l’obsolescenza della lettura.
L’Autore non è un neo-luddista. Non si schiera contro l’innovazione tecnica in quanto tale. Semplicemente prende buona nota che i media non mediano, che adolescenti, giovani e giovani adulti, così appassionatamente devoti ai loro gadget elettronici, spesso non sono in grado di padroneggiare razionalmente il flusso torrentizio delle informazioni indiscriminate e di costruirsi una loro tavola delle priorità.
La tentazione, per i genitori indaffarati fuori casa, per insegnanti demotivati e per chiese deserte, è forte: si tende ad affidare ai media, eticamente irresponsabili, il difficile compito della socializzazione primaria. Nessuna meraviglia che le conseguenze, sotto gli occhi di tutti, siano una gioventù disorientata e una società tanto tecnicamente raffinata quanto umanamente imbarbarita, litigiosa, egocentrica, in cui non sono solo tramontate le ideologie globali; appaiono liquefatti anche gli ideali.



Franco Ferrarotti
LA PAROLA E L'IMMAGINE
Note sulla neo-idolatria del secolo XXI 
Edizioni Solfanelli
[ISBN-978-88-7497-845-8]
Pagg. 112 - € 9,00

http://www.edizionisolfanelli.it/laparolaelimmagine.htm